Risplendo

Stanco, e mi siedo.
Non voglio proferire parola
se non richiesta
non voglio sentire parola
se non quella di cui ho bisogno.

Isolato, e mi fermo.
Nè bene nè male
identità che ben conosco
perchè fatte di me
gestite con l'arte di chi ha imparato.

Scoperto, e mi arrendo.
Di vetro sono fatto
e mi si vede dentro, chiaramente
non nascondo niente e non lo farei
ma se mi spacco divento tagliente.

Bugiardo, e mi credo.
Di zucchero ho la bocca impastata
dispenso gioia effimera e me ne nutro
semino piante che ancora non vedo crescere
e mi emoziono lo stesso.

Instabile, e mi capisco.
Oltre il confine e ritorno
mille volte al giorno
se mi fermo perdo i sensi
e adesso non è possibile.

Sicuro, e mi spavento.
Ogni passo è un solco
ogni direzione è percorribile
in prossimità delle mie scelte
rallento solo un attimo per non dover tornare indietro.

Sereno, e mi sorrido.
Senza nessuna certezza
conosco le regole e me ne frego
tutto ciò che accade è un tassello messo
basta cianfrusaglie, accetto solo perle.

Risplendo di ignote virtù
e non ho nessuna intenzione di smettere.

La nave

La nave va
dritta per rotta incerta
ripulita dei "forse" e dei "ma"
dal tempo del silenzio
dall'invisibile immobilismo
che danno ragione alle ipotesi
di finta volontà
di sparita presenza
di soppressa mancanza.
Nulla per caso accade,
nessuno si prodiga per quello
e per quello reggo il timone e non rallento
così da non guardare indietro
la schiuma sporca e la rete vuota.
In tasca le chiavi del mio essere uomo
e progetti tutti nuovi ancora da montare
forse da vendere
forse da preservare
ma niente che possa farmi male.
La nave va
sobbalza sulle onde e tiene
raccoglie certezze ad ogni metro
ad ogni giorno che passa
senza vederle
sentendosele scivolare addosso.
Orizzonti
da cercare con serenità
perchè tanto dietro non c'è nessuno che mi cerca
nessuno che mi aspetta.

Un sogno senza perchè

L'ho sognata stanotte
mi teneva la mano
non sembrava così strano
non sembrava così innaturale.
Niente in secondo piano
una sola cosa importante:
proteggere quell'angioletto sorridente.
Invaso dall'emozione
per un abbraccio senza in cambio niente da chiedere
ho aperto gli occhi e non c'era
non esisteva perchè ancora non esiste
ma già mi manca.
L'ho sognata stanotte,
ho sognato mia figlia.

Ignavi

(...)Quivi sospiri, pianti e alti guai
risonavan per l’aere sanza stelle,
per ch’io al cominciar ne lagrimai.
Diverse lingue, orribili favelle,
parole di dolore, accenti d’ira,
voci alte e fioche, e suon di man con elle
facevano un tumulto, il qual s’aggira
sempre in quell’aura sanza tempo tinta,
come la rena quando turbo spira.
E io ch’avea d’error la testa cinta,
dissi: “Maestro, che è quel ch’i’ odo?
e che gent’è che par nel duol sì vinta?”.
Ed elli a me: “Questo misero modo
tegnon l’anime triste di coloro
che visser sanza ‘nfamia e sanza lodo.
Mischiate sono a quel cattivo coro
de li angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro.
Caccianli i ciel per non esser men belli,
né lo profondo inferno li riceve,
ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli”.
E io: “Maestro, che è tanto greve
a lor che lamentar li fa sì forte?”.
Rispuose: “Dicerolti molto breve.
Questi non hanno speranza di morte,
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che ‘nvidïosi son d’ogne altra sorte.
Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa”.(...)

Gli ignavi non scelgono mai. Non ne sono capaci e restano sempre in mezzo per evitare di schierarsi e prendere una posizione. Dante li pone nell’antinferno poichè non li reputa degni del paradiso ma neanche dell’inferno vero e proprio in quanto i dannati potrebbero “gloriarsi” al loro cospetto, avendo essi almeno scelto nella vita da che parte stare, sia pure nel male. La loro pena è quella di inseguire una bandiera (lo scopo per cui non lottarono mai in vita) punti da api e mosconi per l’eternità.

Gli ignavi non vivono, semplicemente si limitano a sopravvivere nascosti negli angoli dove c’è poca luce, attenti a non muoversi troppo per non farsi notare. In silenzio, subiscono il mondo senza mai provare a cambiarlo, accumulano rimorsi ed occasioni perse solo per non alzare la mano e dire “questa volta decido io per me”. Tra gli ignavi danteschi ci sono anche molti angeli, quelli che non si schierarono al tempo della ribellione di Lucifero. Oltre all’immagine religiosa questo probabilmente evidenzia che essere un angelo non basta per ottenere il paradiso se non si fa nulla per guadagnarselo.

Gli ignavi boccheggiano lasciando che siano gli altri a respirare a pieni polmoni le sensazioni e le emozioni che fanno sentire davvero vivi, conoscono la strada ma si fermano dopo il primo passo e tornano indietro ingoiando a stento la consapevolezza di essere stati ancora una volta prigionieri della propria incapacità di scegliere in base alla propria volontà.

Gli ignavi perdono sempre anche se non giocano mai, aspettano che il tempo passi e gli consumi lentamente la pelle ed i sogni. E sperano di sentire il meno possibile la tristezza di una vita coscientemente sanza ‘nfamia e sanza lodo...

La marionetta

La marionetta è ancora nel suo teatrino vecchio e cadente. Mossa ad arte da mano esperta o appesa al filo del passato in balia dei venti e degli eventi che si prendono gioco di lei e la travolgono ogni volta senza trovare opposizioni perchè non ha la forza di reagire e stringersi ad un appiglio sicuro. Bocca di pezza non proferisce parola, è naturale, anche perchè sarebbe rischioso rivelare che conosce la magia per trasformarsi e correre con gambe sue. Appare, fa il suo spettacolino e poi dinuovo nella cassa, piegata in due a pensare quanto ancora potrà resistere ed a guardare il suo vestitino che continua a scolorire usurato dal tempo e dalle lacrime che non avrebbe mai dovuto versare. Applausi del pubblico per lei ad ogni uscita, nessuno immagina quanto le dia fastidio quella mano infilata nella schiena da cui vorrebbe liberarsi ma non trova il coraggio. Perchè il pubblico potrebbe restarci male e perchè tutto sembra troppo difficile quando il sipario si chiude. Un tempo portava due diamanti come occhi sostituiti adesso da scadente plastica colorata; sostituiti perchè non può più permetterseli da quando è caduta in povertà di spirito. Mischiato tra la gente c'era sempre un signore che le piaceva tanto. Quando lo vedeva si sentiva finalmente felice, avrebbe voluto saltare via ed atterrare tra le sue braccia ogni volta ed ogni volta la paura di cadere era più forte. Ora quel signore non c'è più e con lui è andata via l'unica possibilità di riscoprirsi libera di volare. Anche per oggi lo spettacolo è finito, la recitazione è stata buona e nessuno si è accorto di niente. Un'altro passo verso l'auto-convinzione che volare è pericoloso e quindi è meglio accontentarsi e continuare a vivere rasoterra è stato fatto. Ora la marionetta può finalmente chiudere quegli occhi di plastica scadente e sognare di saltare tra le braccia di quel signore che le piace tanto...

"Lo scheletro, il rimpianto e la bomba inesplosa" ovvero: come essere uno e trino senza volerlo

Lui sta lì
rinchiuso neanche troppo bene
in un piccolo armadio della coscienza.
Pochi sanno
e forse nessuno ha interesse a tirarlo fuori
ma lo scheletro è cosa reale
lapide di un comportamento sleale
miraggio di cambiamento occultato in tutta fretta.
Come una macchia sul vestito nuovo,
sai di averla ma speri che nessuno se ne accorga.

Sarà un compagno di vita
uno da cui non ci si separa per legge
quando sembra assopito salta fuori e colpisce profondo.
Il rimpianto, quello vero, è colori che si mescolano:
rosso sangue come il dolore,
giallo pallido come il calore lontano,
bianco sporco come l’occasione persa,
grigio come il silenzio,
nero come il vuoto.
Cane addestrato
assale ed azzanna solo chi sbaglia i movimenti.
Coscientemente.

Latente
come un ordigno bellico di dubbia provenienza
da la quasi certezza che non esploderà.
Ma un bomba resta tale
e non è cosa buona seppellirla sotto casa.
Nessuna minaccia, pericolo basso
è rimasta intatta per tanto tempo
e, nonostante l’usura, tale dovrebbe rimanere.
Così dicono gli esperti.

Essere uno, essere trino
senza scomodare religioni e credenze.
Chi ha rotto pagherà nella misura proporzionale
al danno ed ai frammenti.
Chi ha rotto forse metterà i piedi sui cocci
e fingerà di non essersi accorto di nulla.

Tornare a casa quando fuori è già giorno

Tornare a casa quando fuori è già giorno. L’ho fatto ancora come se fosse normale ma non lo è o almeno non lo è più. Ieri avrei potuto, oggi ancora ma di sporcarmi la bocca tanto per assaggiare qualcosa che provi a portare via il sapore amaro senza però darmi alcun gusto proprio non mi va. Niente tacche, please. L’ho sempre pensata così, figuriamoci adesso. E quindi anche questa notte è passata tra frasi insensate e lotte intestine tra il me stesso menefreghista e quello idealista, tra la voglia di provare se è vero che “chiodo scaccia chiodo” ed il senso di disgusto al solo pensiero di tornare a casa con addosso un profumo diverso. Tutto questo è strano perchè la mia testa è vivissima, non fa contorsioni o giri particolari, non mi martella e non mi spaventa. La mia testa ha un grosso pregio: capisce le cose prima e meglio di me e quindi mi evita, come in questo periodo, di barcamenarmi tra domande inutili e dubbi sullo sbagliato ed il giusto. Così io mi trovo consapevole ma sereno e se mi viene la tentazione di voltarmi indietro ho come la sensazione che qualcuno mi colpisca dietro la nuca e mi urli “che cazzo fai?”. La notte è passata da un pò, mi chiedo come mi sentirei se le cose fossero andate in maniera diversa ma il cervello lentamente si sta spegnendo e comunque non credo avrebbe risposte da darmi. Vado a dormire con una frase che mi è stata detta spesso ed ancora di più negli ultimi tempi: “Sei davvero un bravo ragazzo” che non so se sia dettata dalla reale convinzione della cosa o, in certe situazioni, dalla frustrazione e dalla meraviglia. E continuo a non sapere se sia realmente un pregio o una fastidiosa zavorra da cui non mi libererò mai. Tra qualche giorno so già per certo che avrò un’altra prova in una situazione che normalmente mi avrebbe intrigato ma che al momento mi fa veramente schifo. Mi è stata già proposta, tracciata per filo e per segno ed organizzata nei minimi particolari. Il signore che fa, gioca la mano o passa il turno? Vedremo. Adesso devo andare a lavarmi. Mi sento addosso un profumo diverso.

MINCHIA SIGNOR PREFETTO

Minchia signor Prefetto che perpetrando un errore abissale e nonostante il divieto dei sindaci per non sembrare provinciale ha tosto de...