Raptus

Raptus
un secondo di pazzia
adrenalina pura
nessuno che ti guarda.

Frange e schegge
solo con il fumo denso
solo con i tuoi segreti
e non sfuggire.

Raptus
occhio pronto
mai più così
mai il contrario di tutto.

Tocchi scanditi
dalle goccie di sudore
e di sangue utile
non è mio, non è tuo.

Raptus
altro non è
che paura di andare
e non tornare

Tam tam

Tam tam
tamburi che battono
oltre la linea di confine
tra quello che sei
e quello che sarai.
Eco di catene
niente oltre noi
che chiediamo senza parlare
che crediamo senza pregare.
Bussare alla porta del purgatorio
senza colpe da scontare
senza giorni da salvare.
Non sarò io l'ultimo
quello dell'occasione persa.
Un Dio benevolo
placherà la sua ira
in cambio del sacrificio di una vergine
che nulla sa di se
e nulla dice.
Tam tam
fuori e dentro
segni del tempo,
punti da collegare
senza margine d'errore.
Tam tam
mani all'unisono
e niente intorno.
Silenzio e rumore
e tutto il resto.

Voglia

Voglia
le nuvole potrebbero passare
niente fulmini a sporcare i pensieri
quiete senza richieste.

Voglia
di uno e di più
di un'ora ancora
e niente eccessi.

Voglia
vorrei che passasse
specchiarsi e crederci
e passare avanti.

Voglia
elemento di rottura
praticare e provare
mietere l'ultima vittima.

Voglia
avanti è ancora chiaro
aprimi il petto
e strappami l'ansia.

Voglia
è nascere ancora.

Posso

Posso non essere io
colui che ti infiamma dentro?
Posso non essere il pezzo che mancava,
il punto di equilibrio?
Posso ignorare il verdetto dei sensi?
Vorrei, col favore dell'ultima luna
trovare gli occhi per guardare oltre il celo
e non macchiarmi di rabbia,
non di pietà.
Quando sentirai i miei passi
calpestarti i pensieri,
quando i tuoi giorni sembreranno crollare,
nulla potrai, oltre che vivere.
Nulla potrò.
Ecco la mia maschera,
e la butto via.
Ecco la sagoma delle mie illusioni.
Posso non essere io
colui che manovra i tuoi istinti?
Posso non essere la prima e l'ultima lacrima?
Vivendo strascichi di verità
ed eterne prime notti,
senza orizzonti da scrutare
nè cesti da riempire,
continuo a seminare parole
continuo a raccogliere spine.
Ecco il sentiero di stracci da percorrere.
Ecco la mappa dei miei peccati.

N°2: Beatles tra i pensieri

The long and winding road... Nella stanza la voce di Paul McCartney avvolgeva ogni cosa ed ogni recondito angolo. "Che pezzo!" pensai, ma subito quell'attimo di serenità interiore venne interrotta da un improvviso brivido d'ansia che rallentava il respiro e stringeva lo stomaco. Era il pensiero tormentoso di quello che avrei dovuto affrontare di li a poco. "La guarderò negli occhi e, con calma, le confesserò tutto, che la vita è strana e che non l'amo più".
Si, guardarla negli occhi, e con quale coraggio. Yesterday... Già ieri, ma dov'era finito? "Ieri tutto era diverso e tutto era nostro". E poi? "Non è colpa mia" ripetevo "non è colpa mia". Let it be... "Ecco, lo dicono anche loro, lascia che sia... e così sarà... la vita è troppo breve per passarla combattendo con e contro se stessi... il vento soffia in un'altra direzione e vale la pena provare a seguirlo, no?" Something... Si, ma cosa? "Ma sto cercando davvero qualcosa?" La mente ondeggiava come in balia delle onde. Di continuo le mie angoscie si confondevano con le parole e la musica dei baronetti di Liverpool facendomi balzare in una realtà artefatta. Hello, goodbye... "Fosse così facile, e poi ne sono così convinto? E se mi stessi sbagliando? O, peggio, se mi fossi sempre sbagliato ed adesso stessi semplicemente rendendomi conto che la mia brama di essere amato mi aveva offuscato a tal punto da convincermi che quel turbinio misto di battiti ed ormoni fosse amore?" She loves you... Come fatto apposta. Una canzone che suonava come una specie di ammonimento. Lo sapevo o, più che altro lo speravo ma forse solo per un primordiale senso di possesso ed appagamento personale. Help!... Era il messaggio che mi mandava la mia coscienza. Nel frattempo mi ero steso sul letto e guardavo il soffitto e, probabilmente, oltre. Hey Jude... Chiusi gli occhi cercando di rilassarmi e subito mi apparvero i suoi, belli, i più belli che avessi mai visto. Mi fissavano dubbiosi, poi sorridenti, infine tristi. Una lacrima, poi un'altra ed un'altra ancora che mi laceravano la pelle e si perdevano nelle mie viscere. "Sono qui, tranquilla..." provai a dire, ma la voce non veniva fuori. Quel senso di impotenza mi fece male, parecchio. Allora, con tutta la forza, inspirai e sobbalzando dal letto urlai: "Ti amo, bambina!" I feel fine... Intontito, sorrisi. Ancora ansimavo ma con uno stupido sorriso stampato sulle labra che non riuscivo a controllare.

MINCHIA SIGNOR PREFETTO

Minchia signor Prefetto che perpetrando un errore abissale e nonostante il divieto dei sindaci per non sembrare provinciale ha tosto de...