Ignavi

(...)Quivi sospiri, pianti e alti guai
risonavan per l’aere sanza stelle,
per ch’io al cominciar ne lagrimai.
Diverse lingue, orribili favelle,
parole di dolore, accenti d’ira,
voci alte e fioche, e suon di man con elle
facevano un tumulto, il qual s’aggira
sempre in quell’aura sanza tempo tinta,
come la rena quando turbo spira.
E io ch’avea d’error la testa cinta,
dissi: “Maestro, che è quel ch’i’ odo?
e che gent’è che par nel duol sì vinta?”.
Ed elli a me: “Questo misero modo
tegnon l’anime triste di coloro
che visser sanza ‘nfamia e sanza lodo.
Mischiate sono a quel cattivo coro
de li angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro.
Caccianli i ciel per non esser men belli,
né lo profondo inferno li riceve,
ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli”.
E io: “Maestro, che è tanto greve
a lor che lamentar li fa sì forte?”.
Rispuose: “Dicerolti molto breve.
Questi non hanno speranza di morte,
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che ‘nvidïosi son d’ogne altra sorte.
Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa”.(...)

Gli ignavi non scelgono mai. Non ne sono capaci e restano sempre in mezzo per evitare di schierarsi e prendere una posizione. Dante li pone nell’antinferno poichè non li reputa degni del paradiso ma neanche dell’inferno vero e proprio in quanto i dannati potrebbero “gloriarsi” al loro cospetto, avendo essi almeno scelto nella vita da che parte stare, sia pure nel male. La loro pena è quella di inseguire una bandiera (lo scopo per cui non lottarono mai in vita) punti da api e mosconi per l’eternità.

Gli ignavi non vivono, semplicemente si limitano a sopravvivere nascosti negli angoli dove c’è poca luce, attenti a non muoversi troppo per non farsi notare. In silenzio, subiscono il mondo senza mai provare a cambiarlo, accumulano rimorsi ed occasioni perse solo per non alzare la mano e dire “questa volta decido io per me”. Tra gli ignavi danteschi ci sono anche molti angeli, quelli che non si schierarono al tempo della ribellione di Lucifero. Oltre all’immagine religiosa questo probabilmente evidenzia che essere un angelo non basta per ottenere il paradiso se non si fa nulla per guadagnarselo.

Gli ignavi boccheggiano lasciando che siano gli altri a respirare a pieni polmoni le sensazioni e le emozioni che fanno sentire davvero vivi, conoscono la strada ma si fermano dopo il primo passo e tornano indietro ingoiando a stento la consapevolezza di essere stati ancora una volta prigionieri della propria incapacità di scegliere in base alla propria volontà.

Gli ignavi perdono sempre anche se non giocano mai, aspettano che il tempo passi e gli consumi lentamente la pelle ed i sogni. E sperano di sentire il meno possibile la tristezza di una vita coscientemente sanza ‘nfamia e sanza lodo...

1 commento:

  1. Anonimo19:31

    nella vita bisogna lasciarsi andare perchè il tempo passa...

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MINCHIA SIGNOR PREFETTO

Minchia signor Prefetto che perpetrando un errore abissale e nonostante il divieto dei sindaci per non sembrare provinciale ha tosto de...