N°6: Flashback

Sbam! Il rumore della portiera della sua macchina che avevo appena sbattuto si mischiò con la mia ultima frase: "E con questo abbiamo finito!". Quel rumore mi è rimbombato nella testa per parecchio tempo perchè è stato come se in quel preciso istante qualcosa si fosse rotto,spezzato. Sbam! Cominciai a camminare rapido verso la mia macchina che era parcheggiata lì a pochi metri e neanche feci caso che l'alba stava spuntando forse per ricordarmi che nonostante tutto il sole spunta ogni giorno fottendosene di quello che è successo il giorno precedente. Presi l'auto con la testa ancora confusa e sorpresa da tutti i controsensi che mi erano stati sbattuti in faccia come se fossero una cosa normale e tornai a casa. Avevo parlato tanto senza sapere neanche il perchè ed avevo la gola secca per cui la prima cosa che feci appena entrato in casa fu quella di andare in cucina ed attaccarmi con le labbra ad una bottiglia d'acqua. Bevvi con foga per essere sicuro che le ultime parole che avrei voluto dirle non mi rimanessero appiccicate alla laringe, posai la bottiglia sul tavolo e mi misi sedere quasi come preso da un improvviso rilassamento mentale e fisico. Sul tavolo non c'era niente, se non il block notes su cui di solito lasciavo messaggi del tipo "stanotte non torno" oppure "domani mattina svegliami" a mia mamma quando lei non c'era. L'istinto fu più forte della volontà, forse perchè nonostante le tante parole sprecate ne avevo ancora qualcuna che mi girava nello stomaco.

"Che persona sei se non sei padrona di sceglierti la vita che più ti rende felice?"

scrissi ma poi strappai il foglio e ricominciai:

"Ci sono cose che capitano una sola volta nella vita, ci sono persone che incontri per caso solo apparentemente perchè probabilmente sono state messe lì dal destino ad aspettarti. Questo è successo a me e di conseguenza a te, o viceversa. Con la tua stupida debolezza oggi tu hai dato un calcio in culo al destino per gettarti in una fogna da cui non sarai più capace di uscire. Ma l'hai deciso coscientemente e quindi ti auguro buona fortuna e soprattuto ti auguro che la tua vita sia meno triste del previsto. A me non pensare più, dimentica me e tutto quello che mi riguarda, cancella le foto, non ascoltare la mia voce registrata quando ti senti persa e non conservare le cose che ti ho regalato perchè contengono tutti i pensieri belli che avevo mentre le sceglievo per te. Dimentica le sensazioni uniche, le risate, l'amore che "con te come con nessuna mai", i baci "a fusione", le tue frasi assurde, quel senso di felicità assoluta, i miei occhi che ti mangiavano e tutto quello che abbiamo condiviso. Non cercarmi nei posti dove sai che potrei essere e non pensare a me quando capiterai in uno dei mille dove abbiamo fatto qualcosa di stupido o di stupendo e che stranamente sarà la prima cosa che ti verrà in mente. Non meravigliarti che io non ti saluti più e che nell'incrociare il mio sguardo avrai l'impressione che ti attraversi e vada oltre come se fossi una specie di entità invisibile perchè l'ipocrisia non mi appartiene e al momento mi fai pena, schifo e soprattutto molta tristezza quindi non meriti i miei occhi."
Mi fermai un secondo per guardare quel foglio pieno di parole che non riuscivo a leggere nonostante fossero lì, scritte chiaramente. Non mi sforzai oltre anche perchè mi sembrava di essere in una specie di trance che non potevo ne volevo controllare. Continuai:

"Ti consiglio di conservare solo questa lettera perchè è il testamento di qualcosa che tu hai ucciso a mani nude e che faticherai a seppellire. La pena dell'ergastolo l'hai scelta da te, e non ce ne sarebbe stata un'altra per un crimine del genere. Ognuno ha quello che si merita e paga in proporzione ai propri errori, è questione di scelte di vita e di scegliere di essere donna o femmina.
Non ti saluto così come non lo farò da oggi in avanti."


Presi una busta dalla scrivania, ci infilai il foglio dentro, la chiusi e ci scrissi su: A TE CHE ERI, SEMPLICEMENTE ERI, SOSTANZA DEI SOGNI MIEI...
Avrei voluto spedirla oppure lasciargliela sul parabrezza della macchina come avevo fatto altre mille volte ma all'improvviso focalizzai che in quella busta c'erano emozioni mie e che lei non aveva più il diritto ad accedervi. Uscii in giardino e bruciai tutto, e più la carta bruciava più la rabbia che fino a quel momento mi prendeva a pugni la pancia incessantemente sembrava svanire. Mi misi a letto e mi addormentai consapevole che il giorno successivo sarebbe stato un giorno diverso.
Oggi sono sposato, ho una bambina bellissima e vivo in una casetta col giardino ed un vialetto di pietra che lo attraversa. E lei? Vive in un angolo di mondo qualsiasi, spesso ascolta la mia voce registrata perchè la fa sentire protetta ed è sicura che uno di questi giorni mi dimenticherà, perchè è meglio così. Sbam!


NOTA: Questo racconto l'avevo già scritto quasi per intero vari giorni fa ma l'ho finito e postato solo oggi perchè ero indeciso su quello che volevo realmente dire. E' questione di "trsmettere" non di "scrivere" ed anche se secondo me ha poco senso mischiare le sensazioni di qualche giorno fa con quelle di oggi spero di aver reso la cosa decentemente leggibile.

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