MINCHIA SIGNOR PREFETTO

Minchia signor Prefetto
che perpetrando un errore abissale
e nonostante il divieto dei sindaci
per non sembrare provinciale
ha tosto deciso di farli sbarcare
dimenticandone provenienza
e potenziale infettività.
E ci hanno detto che è un'influenza
che non ha grossa aggressività
e che colpisce sopra i settanta
o, in ogni caso, a una certa età
come se avercela fosse un difetto.

Minchia signor Prefetto
il dubbio amletico ci logorava:
"sono di Bergamo o di Livorno?"
c'era Teresa che delirava
ma non aveva nessuno intorno.
Ed è così, come prospettato
che abbiam saputo di quel fattaccio
di quel signore tutto infettato
che si sentiva come uno straccio
dopo aver fatto il fatal tampone.
Che poi la gente già lo sapeva
che in mezzo a tutte quelle persone
poteva starci che qualcuno lo aveva.
E tutti a dire: "lo avevo detto!"

Minchia signor Prefetto
noi siamo stanchi di sopportare
quel che succede in questo paese
dove ci tocca farci guidare
da incompetenti in modo palese.
E c'è una cosa qui nella gola,
una che proprio non ci va giù
e farla scendere è una parola,
che ci hanno detto di tutto e di più
prendendo a calci il nostro intelletto.

Minchia signor Prefetto
non ci voleva una mente geniale
ma solamente rispetto e buon senso
e soprattutto gente morale
che rinunciasse ad un magro compenso
che di ignoranza ne abbiamo tanta
ma qui diventa sempre più dura
perchè ci tocca di fare i conti
con ignoranza mista a paura
e questo è quel che succede adesso.
Che poi la colpa non è di nessuno
che prima o poi arrivava lo stesso
e non bastava fermare un traghetto.

Minchia signor Prefetto
speriamo di non subirne i danni
che già viviamo un periodo storto
se può si metta nei nostri panni
non aspettiamo ci scappi il morto
E glie lo dico in modo schietto
Minchia signor Prefetto

IL “CAPPOTTONE”


Da ragazzi era consuetudine goliardica farsi il famigerato “cappottone”: si sceglieva il malcapitato di turno, gli si lanciava sulla testa un cappotto, una giacca o una coperta e giù botte alla cieca.
È capitato a tutti e non c’era (quasi mai) cattiveria o intenzione di far male.
Quando finivi sotto l'unica cosa da fare era ripararsi il più possibile ed aspettare che passassero quei dieci secondi.
Ecco, anche la vita è così: mentre sei beatamente per i fatti tuoi lei decide di farti un bel cappottone e tu non puoi far altro che ripararti ed aspettare che passi...

LECCATIO BENEVOLENTIAE

Vi narrerò ordunque de la strana consuetudine
ca par molti è volta in abitudine
di decantar proprie magnificenti e munifiche gesta
in ogne tempo, loco et uopo
e prostrar capo e membra por codello ca, cum summa voluptate,
volle onorarli di reclutazione nell'ampia schiera de li accattoni in prova.
Et in qual si voglia singola occasione
questi menan giù di lingua como manco a degustar gelato
e passano e ripassano le terga per presente e prossima convocazione.
E chi meglio unge meglio s'accomoda, par che pensino
motivo per lo quale spuntano in ogni dove senza lesinar goccia ca sia una
e senza distinzione alcuna, di incenso riveston parimenti esto e l'altro
ca quasi poscia si reducono a perdita di locuzione e gusto.
In di mia medesima visione esto modus è sì triste e sì vergognante
ma cogito ca la vergona è interpretazione et morale
por lo cui non si puote cagionar in quelli ca non la cagnoscono.
Oltremodo ogn'un pugna con proprie armi scegliendo le meglio
e par ca nulla meglio sia di lembo orale usato a mò di lucidante deretanale.
Ergo in mia parte, disarmato mi ritiro
et relinquo vobis a vostra amatissima leccatio benevolentiae.

DE MUSICANTE

Cantami, oh diva
de li musici di tifeide o parventi tali
e sedicenti d'arte millantata di bocca propria
che nello domine anno sediciventesimo, qual'orde barbariche,
discesero da scanni, elevatori e pulegge motorate
e como fameliche fiere azzannaron degnissimo pasto
con le di loro indegne fauci.
Cantami ancora de li soloni
che in chiacchiericcio eccellean e parimenti cazzavano
sventolando laute fumogene che in realtà celavano paucissima pecunia.
Narrami dell'ira funesta dei maestranti in conservazione
ca mala parola per tutti aveano, tranne che per lor medesimi stessi
perché abili destreggiatori de la settima-quarantaduesima-nona
che indignati dall'olezzo che la plebaglia emana
in fin ad essa si mescolano e il petto gonfiano
poiché coscienziosi che in lande non troppo remote
avrebbero scopo e fine di essere utilizzati qual murale orinatoio.
Spiegami di tua sponte de gli estinti concertinanti
che solean, e con giustificata soddisfazione,
conviviare in domo tra insacchi suini e nettare di Bacco
e che son subitaneamente risorti in vigore e quantità
ma spessamente lesinando in qualità
tanto da parer sinfonica più ca sinfonia
e anco por lo miscuglio malcelato e gretto
de li tal quali in numero di sette-otto
che ad libitum espletano ridondante litania
che di scroto ha già fatto zampogna.
Non crucciarmi, oh sapiente divina
con menzioni di scardonerie e seguaci di Rosario da fiore,
non narrarmi le gesta di chi se ne gloria e gloria ne fa
sol perché tal valgono e tal compenso raccolgono.
Cantami, oh diva, se hai voce per cantare
in di contro, non calar di grado
e lascia ca lo si faccia a chi lo sape facere.


Ti sorprenderò

Ti sorprenderò
mentre dormi e piano passeggi sopra i miei respiri
perchè la notte da sempre conserva i miei slanci
mimetizzati e spesso da cercare
tra le righe di sentimenti senza dolori.
Ti sorprenderò
perchè il tempo mi passa ma tu ci sei
sei il mio grido al mondo che prova a disilludermi
sei lo scintillio che accende ogni mio singolo istante.
Niente polvere sulla porta di casa mia
niente appigli per appendersi con i denti
e mostrare una faccia più dura.
Ti sorprenderò
istintivamente perchè d'istinto ti baciai
scoprendo il futuro in un battito o forse meno
e stampandomelo secco al centro del petto.
Ti sorprenderò
o proverò a farlo
per legarti ai capelli ancora un pezzetto di felicità
e poi mi guarderò in giro mostrando plastica imperturbabilità
fingendo di non capire e di non farlo apposta.
E sorriderò, e sorriderai.

Persiane chiuse

In disaccordo con i miei ricordi passeggio calpestando momenti del mio passato e non sento più gli stessi profumi e gli stessi rumori.
Mi giro e mi rigiro quasi stordito da questo volere a tutti i costi ritrovare la sagoma dei miei piedi scalzi o i graffi lasciati sul muro.
Cerco il pallone sotto la macchina parcheggiata vicino al mercato ma il pallone non c'è più.
E nemmeno il mercato.
Alzo gli occhi e le persiane sono chiuse, nessuno al balcone che guarda il passeggio, nessuno che ti saluta sporgendo la mano.
È il segno del tempo che mi sbatte in faccia il momento esatto in cui vivo e che non posso barattare.
Perchè le persiane sono chiuse e nessuno vive più nella casa dentro il portone.

Marchesino

Se avessi risposto non sarebbe sembrato strano
Se avessi sorriso non sarebbe sembrato strano

Ho aspettato fino all'ultimo
Per riascoltare una storia
Ingoiando a fatica ogni secondo
Per camuffarmi la faccia 
Ho scorto l'ultimo dispetto
E immaginato l'espressione 

Mi cerco dentro e non mi ritrovo un pezzo
Quel quarto di DNA scanzonato 
Che mi rende leggero quando piove piombo
E che si vede anche da fuori

Se avessi sorriso ti avrei dato la mano
Come tutte le volte...

Il poeta che fu

Il caso vuole che qualcosa d'un tratto si riaccenda
svenendo per un attimo tra le spire del poeta che fu
verbo al passato insensatamente usato
perchè indissolubilmente radicato alle mie ossa.
Traccia marcata
tanto da lasciare una scia
chiusa in una piccola scatola o impressa su fotografia
scaricata mai, persa mai
forse volutamente nascosta allo sguardo.
Cadono le stelle
e resto senza chiedere
lasciando scivolare desideri da scartare sopra la testa di chi ne cerca
lasciando agli altri l'affannosa ricerca di ciò che io già ho e difendo.
Spiccioli sono questi
che mi cadono dalla tasca
ma li lascio bene in mostra affinchè si sappia
che conservo ma non lascio marcire la mia ruvida sensibilità.
Acqua sulla faccia
mi riprendo i miei sensi ed i miei distaccamenti surreali
e mi ripeto ancora una volta
riprendendo da dove avevo lasciato
ma senza i dolori del poeta che fu.

Dal passato al futuro, ovvero: punto e a capo

Come respiro sei
Come riflesso del tuo essere nascosta
Come meraviglia e sorpresa
Come indifesa
Come cucciolo da proteggere e far crescere
Come il mare dentro la conchiglia
Come un battito di ciglia
Come libera prigionia
Come lenta agonia
Come passione insicura
Come paura
Come espressione sei
Come immagine di un sogno
Come averne bisogno
Come preda da catturare
Come ferita da curare
Come pezzo unico
Come movimento armonioso che regola il flusso del mondo
Come lacrime salate sei
Come profondo
Come cose mai scontate
Come inverno ed estate
Come tasche da frugare
Come occhi da esplorare
Come labbra da assaggiare
Come tempo da rallentare
Come incendio sei
Come fotografia che non sbiadisce
Come fiore che non appassisce
Come scelta e dubbio
Come prima, durante e dopo i miei percorsi
Come attaccare ed attaccarsi
Come effetto speciale
Come prima luce che si accende al tramonto
Come primo premio
Come indirizzo giusto
Come chiave per aprire ogni tristezza
Come ebrezza, brezza che carezza
Come vetri appannati
Come ipnosi, allucinazione, incantesimo
Come esplosione sei
Come tutto ciò che vorrei difendere
Come mia e di nessun altro
Come vorrei che fosse
Come so che infinitamente è.

Che ne sai di me?

Che ne sai di me
di quello che penso quando non parlo
che ne sai di quando mi sento disarmato
e di quando so di avere il mondo in mano.
Che ne sai di me e delle mie mille decisioni
di quando so di essere imperfetto
e di tutta la forza che spesso ho avuto senza dimostrarlo
della felicità che mi inonda anche per piccole cose
delle cose di poco valore che non perdòno
delle lune che mi girano attorno senza controllo.
Che ne sai di me
attore principale o ultima delle comparse in alternanza
ma sempre identico a me stesso
capace di spezzarmi in due oggi per non disprezzarmi domani
apro la vela al vento ma non mollo mai il timone.
Che ne sai di me
meraviglioso stregone, incantatore senza poteri apparenti
stupido visionario che resta imbrigliato nelle sue stesse magie senza antidoto.
Che ne sai di me e dei miei perchè
delle mie ragioni e dei miei torti
delle cose che mi porto dietro e di quelle che ho deciso di abbandonare
di tutto quello che so o capisco o intuisco
a prescindere dalle stagioni e dal futto che sto coltivando.
Ad occhio nudo tutto è superficiale
e non è questione di luce o angolazione
ad occhio nudo non sai niente di me.

MINCHIA SIGNOR PREFETTO

Minchia signor Prefetto che perpetrando un errore abissale e nonostante il divieto dei sindaci per non sembrare provinciale ha tosto de...